sabato, agosto 3

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Buongiorno Occhibelli,

come te la passi al fronte? Mi hai mandato tre buste prima della mia risposta e quanto è vero il santissimo iddio la prossima volta che lo fai non sono non ti scrivo ma ti vengo a pigliare a ceffoni dritta a Timisoara, gambe mozze o meno, intesi? Ti alzo da terra altri dieci centimetri.

Qua le voci dell'indipendenza del Polaris sono arrivate dopo la tua lettera (era la terza) e noi di Oracle l'abbiamo saputo per primi in tutta la Monterey, ancora prima di Valladolid e Maricopa. 

A Rio hanno trascinato tre sciacalli blu fuori da un saloon e li hanno ammazzati per strada a bastonate davanti a tutti, fino a fargli sparire la faccia a sprangate e sputare l'anima dai denti (Dio li perdoni se non hanno un'anima). Ma la cosa meglio è quello che è successo dopo, Occhibelli: quando hanno acchiappato i nostri e li hanno tirati sul cargo per Fargate, la gente di Rio è andata con le pietre. Con le pietre. Alla fine i nostri li hanno caricati lo stesso, però giuro sulle scarpe buone che una cosa del genere non si vedeva dal 'dieci. E tu lo sai. Erano tantissimi, pienavano tutta piazza Trafalgar. E urlavano 'viva la Confederazione', 'Rio Verde o morte'... ci volevo essere, ma in queste condizioni spostarsi non è semplice. I nostri finiti alle sbarre (e il Signore ce li ha in gloria tutti e tre) sono dei ragazzini che la guerra non l'hanno mai vista, Occhibelli. Capisci? Avevamo ragione noi. Il sangue della gente del meridione è come l'olio delle candele e non lo spegni mai, non lo pulisci mai dopo che lo hai sparso. La situazione è tornata muta, ma Esther (te ne parlai la scorsa volta) è stata per le strade di Waveney: dice che le finestre dei ragazzi sono circondate dai fiori della Pianta del Miracolo, e sulla terra hanno appoggiato sassi e pallottole. Mi ha detto anche che tutte le sere, sotto casa dei ragazzi, c'è gente che suona il Canto fino tardi. 
Call mi racconta che pure a Yuma sono usciti dei casini grossi, gli sciacalli sono stati costretti a mandare squadre dalla Cruz, però non è stato capace di dirmi per bene cosa è accaduto, di preciso. Nella merda in cui sta già è molto che riesce a infilare tre parole in riga, e già è troppo se accetta di parlarmi una volta ogni tanto. Sai anche questo. Sto provando a piazzargli un calcio sul bel culo che si ritrova per spedirlo nel Polaris a rendersi utile a voi e specialmente a se stesso, ma non è semplice, Renee. Dovrei prima levargli la bottiglia di mano, sciacquarlo con l'acqua benedetta e convincerlo a dare un bacio alle bambine che non guarda in faccia da più d'un anno. Vedessi come sono belle e come somigliano a Miriam... Il tiratore migliore di Blackrock, era, ed era anche il padre migliore di questo buco dimenticato dal cielo. Adesso rischia di prendere fuoco ogni volta accende la maledetta cicca, con tutta la tequila che tiene in corpo. 

Di Jomi non so nulla. E non è vero che non voglio parlarne, semplicemente m'ero scordata, va bene? Posso scordarmi anche io qualcosa ogni tanto, mica riesco a tenere in testa tutto, sempre, per voialtri disgraziati. Quello stronzo poi non si merita niente, se davvero c'ha tanta fretta morire s'accomodi, non possiamo stargli dietro più di così, non posso proprio, Occhibelli. Non me ne frega. E non dovrebbe fregare manco a te. Lo so che pensi, pensi che ha combattuto, che gli vogliamo bene e tutto quanto... ecco, io non gli voglio bene, invece. Deciso. Ho combattuto pure io, cristo santo, mi sono fottuta le gambe ma sto sempre in piedi. Tu non hai combattuto forse? Guardati. Non hai perso tutto quello che hai perso, senza perdere un solo giorno di lotta? Quando vado in giro e parlo di te, sento di te, la gente mi mette le ali ai piedi, Renee, sto con la testa così alta che annuso la cima al Cantilever. Quattro spanne da terra. 

Falla finita di dire che era il tuo dovere o roba simile, Bolivar, falla finita di credere che sia così scontato, che è quello che fanno tutti. Apache è una storia di entrambi, tua e di Mitchell. Mi dispiace se non ti va che ne parlo, ma è quello che penso.


Basta scrivere di cose tristi, non sono ore per le cose tristi.
Tutti i pacchi che hai mandato sono spariti in un baleno (a parte i soldi, Occhibelli, quelli ti spedisco separato dove vanno a finire elencato per bene). Dovresti vedere le sigarette. Si sono picchiati, manca poco, peggio dei galletti. C'è il ragazzino dei Dallas che dorme col pacchetto in tasca. Ma di dove erano, con quel nome là? Lo skyplex, no? E dovresti vedere quando gli leggevo di Hell Point, o come diavolo si chiama: tutti rincretiniti. Ti infilo pure la lista di domande che m'hanno scritto i mocciosi, così almeno gli rispondi tu, che mi guardano malissimo, come ti facessi un torto, quando non so le cose a proposito della tua incredibile vita. Metà delle ragazze qua al Paradis non ti conosce nemmeno e tutte mi si sono innamorate di te. Ti mancasse da sposarti, c'è l'imbarazzo della scelta. Constance vuole pure chiamare la creatura Bolivar. Le sto spiegando da settimane che Bolivar non è un nome. Farà come le pare. Speriamo non nasca scema come lei. 
Non ti riassumo nemmeno quando s'è saputo della nave, di Ronvaldar e di tutto il resto. I coats cui parli. Quel Vandoosler mi piace a naso, ha un modo dritto di vedere il 'Verse. Non ci trovo niente di male a chiamare tutti fratelli e sorelle. Ci sta che siamo tutti fratelli e sorelle, pure coi fottuti sciacalli: io ce le ho avute delle sorelle di merda, dopo tutto. E tanta gente c'ha dei fratelli di merda, mica vuol dire per forza che se sei fratello di qualcuno gli devi voler bene, Occhibelli. Dagli due sberle la prossima volta che si buca di quella roba e digli che gliele manda Clementine, la regina delle puttane. 
La dottoressa di Spartaca non mi stupisce dopo che mi raccontasti degli spartacani al fronte della Valle Grande, con Santiesteban (la Madonna lo abbia in gloria). E dici bene tu: un posto dove i deserti sono freddi, sono all'incontrario, non può fare gente calda e dritta. Però se è vero che addestra le aquile deve averci un bel paio di palle, lascia perdere. Addestra le aquile e ti tiene buono. Lascia perdere. 
Cortes è la bionda? Buttaci un occhio che quella secondo me è furba. Te dici di no, ma io le capisco, quando sono furbe. Lo capisco prima che lo capiscano persino loro, di essere furbe. Il suo uomo l'hanno ammazzato nel cemento e se ti ricordi è morto come quel ragazzetto di Peach Springs, nel silos della farina. 
Ad Hale vorrei piazzargli un bacio in fronte.
Non ti spiego nemmeno perchè. Lui capirebbe, mi sa. 
Il fatto che sull'ammiraglio Rooster c'hai speso tutto quello spazio mi mette indecisa tra scriverne un sacco o non scriverne per niente. È un bel tipo. Da quello che racconti, certo... da quello che racconti è pure più d'un bel tipo. Quando lo dicevo io, che le donne possono fare i comandanti, possono mettervi in riga, mi prendevate per il culo. Ora guardati. T'ha lavato la testa col miele, da quanto sei contento di farci il soldato. Vorrei fissarti nel muso, Renee Bolivar; mi servirebbe di fissarti nel muso, adesso... Insomma, lasciamo stare. Facciamo che le stringi la mano da parte mia, se a un'ammiraglio si può stringere la mano, non so come funziona. Bisogna che dica di queste donne così alle galline del Paradis, magari si inventano una dignità. Gli volessi meno bene a tutte quante le sbatterei fuori domattina. 

Mi domandi come sto. Sto bene, alla fine. Ci sono giorni in cui per alzarmi dal letto devo ricordarmi quando ancora ballavo e giorni in cui per alzarmi dal letto devo dimenticarmi che un tempo potevo ballare. La vita va strana, Occhibelli.
Mi manchi, e ti direi di non montarti la testa, se non sapessi già quanto non sei proprio capace di darmi la soddisfazione da femmina di montarti la testa per me.
Quando c'eri tu che mi caricavi in spalla era più facile, a parte le volte che ti facevi ingabbiare o rischiavi di ammazzarti. Ma ti preferisco dove sei, perchè ti sento, lo sento che sei più felice. Sei proprio felice dopo tanto tempo. 
Qua tutti ti pensiamo quando dobbiamo pensare a qualcosa che funziona, a qualcosa di bello e di buono. Portaci in petto, sceriffo. 
Ti mando un abbraccio, Occhibelli. 
Il tuo browncoat con le strisce ed una cassa piena di Tequila. 
Brindaci alla vittoria. 


Clementine. 



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Assieme alla lettera di Clementine, Bolivar riceve una cassa. Aveva chiesto il browncoat, il suo, quello della blackstriped company di Estebàn. Gli hanno mandato un baule da venticinque chili e rotti. Impiega una nottata a aprirlo, tra l'attesa per trascinarlo alla nave ed una bevuta fuori programma con Hale, in cambusa, silenziosi (uno fisso, pensoso, l'altro irrequieto, fuori posto).
È un giorno che va tutto bene, che è andato tutto bene. Attorno al finire di luglio.
Nella cassa, trova un sacco di cose. Un sacco di casa:

  • Il browncoat con le bande nere, tenuto in grazia di Dio. È avvolto in una coperta di lana grezza a motivi geometrici di colori diversi, bianchi, rossi, verdi e blu, come usa dalle sue parti. Una bella coperta. 
  • Nove bottiglie da un litro di tequila ciascuna, una tequila ambrata, ma limpida. Anche le bottiglie sono avvolte in una coperta ruvida, abbastanza simile alla precedente, dai motivi differenti, dalla fattura simile. 
  • Tre barattoli di Miele del Miracolo, il liquido denso che si spreme dalla Pianta del Miracolo, sarebbe a dire l'aloe dall'interno dell'agave.
  • Un involto di stoffa umido (ancora umido!) con dentro una foglia di agave intera, verde, piena, appena mangiata ai bordi dalla mancanza di luce.
  • Una mappa di Blackrock, lunga un metro abbondante, tracciata su pergamena opaca, di fattura poco raffinata.
  • Un paio di libri, voluminosi entrambi
  • Una risma modesta di fotografie consumate
  • Scorze di limone essiccate, pesche essiccate, marmellata di more, marmellata di fichi spinati (*che sarebbero, poi, i Fichi D'india), marmellata di cedri, tre bottiglie di vino forte. Una busta di zucchero (!). Un mazzo di peperoncini. Arachidi, un sacco. Burro di arachidi, cinque barattoli. Altri generi alimentari. Neanche morisse di fame e di sete. 
  • Un acchiappasogni di piume (nessuna di aquila) composto con alcune trecce sottilissime di capelli veri, alternate a nastri e crini di cavallo (anch'essi intrecciati). Tre o quattro rose del deserto, una grossa quanto un pugno umano.
  • Due maglioni. Una sciarpa. Un cappello. Evidentemente ogni luogo lontano da Blackrock è un luogo freddissimo, nell'opinione diffusa.
  • Una cintola, un paio di anfibi (il suo paio di anfibi), una camicia più o meno nuova.

giovedì, agosto 1

Knockout


+ Timisoara, Bullfinch | 26 Luglio 2515

 

«Andiamo da qualche parte»

È un buio espanso. Un alone bianco, luminoso, propaga in cerchio dentro al buio, come le tracce salate lasciate dal sudore fresco sulle lenzuola.
Le lenzuola odorano di sapone. Hanno una consistenza pura e rigida. Le lenzuola. Sono bianche. Capelli neri su lenzuola bianche. Schiere di lenzuola distese contro il giorno bruciato di Apache. I capelli neri di Jack sulle lenzuola bianche della locanda. Li ritrova in un'istantanea acerba, ripassano i contorni delle vene quando stringe le palpebre, avvampano. Scompaiono quando solleva di nuovo le ciglia, nel sapore del tabacco di Bullfinch. Misto a ferro giovane. Lui non fuma. Ha un labbro spaccato. La traccia rossa delle labbra di Clem sul filtro della sigaretta. Non sono le labbra di Clem quelle che avverte impresse nel rovescio del petto.
Il bianco, il nero. Il nero. Il rosso.
La coscienza torna.
Lo sveglia.
Le candele sono spente.
Fa più scuro nel mondo reale, è più scuro il soffitto della locanda che la volta interna della testa: quegli spazzi onirici da cui Renee emerge di schianto, sul ciglio friabile d'una bolla dolce e dolorosa. Un colpo di tosse, un colpo di ossigeno. Sfrega la nuca sul cuscino.
I grilli cantano anche nella pioggia. I grilli, nella pioggia cantano più forte. Fili di fosforo e luna. Fili di fosforo e luna. Dov'era? Lo ha letto da qualche parte. Cos'è il fosforo? È bello, fili di fosforo e luna. Cos'è il fosforo, non lo sa. Un velo fresco sciaborda nella stanza, la risacca estiva riempita di grilli,  pioggia e forza. Fosforo. Certe parole suonano. Fosforo. Shenandoah. Un fiume di Shadetrack, vicino Sweet Waters. Il Rio Orinoco, lo ha trovato mentre dormiva. In sogno. Il fiume segreto che scorre sotto al Cinòber orientale di Blackrock, sotto al deserto, sino al mare. Nessuno mai ha incontrato le fonti. Sotto al deserto. Il fiume esiste. Una questione di fede. Sei un uomo di fede, Bolivar? La storia del fiume sotto al deserto. Ricorda di esserci arrivato dal ranch della Carmichael (nel sogno Blackrock non era Blackrock), scendendo in basso, una caverna enorme. La voce dei grilli, migliaia di farfalle verdi, l'acqua blu dell'Orinoco sciolta di luce dall'interno. In sogno trovava l'Orinoco, stanotte; e ci annegava. Stanotte trovava il fiume sotto il deserto. Ci affogava, ma non era spaventato. Si affogava, ma era felice.
Affogare: pezzi di sangue nel naso gli chiudono i polmoni. Tossisce un sorriso. Sente la pelle della faccia così distante dalle ossa della faccia, separata dalla faccia. Tocca i lividi. Il senso di tanti piccoli insetti con le zampe intinte nell'acido. Soffia una risata; strofina il muso pesto. Comprime il dolore tra il palmo e la fronte sudata. Stacca le dita al soffitto. Fissa una zona fra le falangi, muovendo le nocche a carezzare l'ombra. Allarga, stringe. La linea del cuore. La risata ha un frullio vivace, si disperde in uno scarto da puledro scosso. La linea dei suoi fianchi. La linea della vita. La linea della sua vita, dopo i fianchi. Lei è vicina, addormentata. Doma i cavalli selvatici (le sue gambe strette attorno). Bolivar trasale, raschia un angolo fresco del materasso. Raschia la gola. Ne ha bisogno. Azzanna la ferita sul labbro, cerca il gusto del sangue. Scatta seduto. La testa benedetta dal temporale pesa, duole, ciondola verso le ginocchia. La luce di latte bagna i muscoli sotto la carne, fonde una scintilla sopra al crocifisso. Renee ingolla. Prende fiato, gratta la nuca sudata.
Pensa a Momic.
La pagherà, sconterà ogni piede di terra sul corpo di Patrick, pagherà per lo sputo, lo stupro, per la sofferenza senza onore, senza verità che semina attorno a sé come sale nei campi, come il veleno delle wastelands.
(Le wastelands... vorrebbe voltarsi a guardarla e non si volta)
Pensa alla Confederazione.
Polaris libero. Ed è solo il principio della libertà, è solo il prologo di qualcosa che non possono fermare. Toccherà a Columba. A Shadetrack. Toccherà a Dao. A Blackrock. Ci riprenderemo tutto. Cento, mille volte se necessario. Ne ammazzino cento dei nostri, mille verranno dopo. Perchè loro hanno un esercito; ma noi siamo un esercito. Finchè occuperete le terre dei padri, dalla terra dei padri nasceranno soldati. Nasceranno dal sangue perchè è il sangue a chiamarli, a muoverli, come un tamburo. Ancora e ancora. Il miglio decisivo.
L'indice, il medio tastano la catenina d'oro. Dalla catenina, si tuffano sulle cicatrici al basso ventre. Strofinano i bordi, le regioni invisibili di una guerra aperta, una guerra da vincere. La guerra che vinceranno.
Accucciati alla parete di fronte, grappoli sparsi di vestiti fradici. Le pistole. Il jackhammer.
Pensa alle armi, ai fucili, al piombo calato in mezzo alla loro esistenza, le canne del revolver di traverso alla vita. Una vita in cui ti disarmi prima di andare a letto, ti disarmi prima di sedere a tavola, prima di entrare in chiesa, prima di lavarti. Ti disarmi prima di fare l'amore.
Si volta.
Jack dorme.
Le lenzuola bianche contrastano con il corpo scuro di Rooster, le curve di stoffa accompagnano quelle della pelle. Bolivar recupera ossigeno, una botta di cuore approfondisce il respiro gli raschia il torace dall'interno. Fosse un cane, adesso isserebbe un orecchio in alto, ammainerebbe l'altro a scandire quell'aria di eroica, impaziente ammirazione stupida. Nonostante i lividi in faccia , Bolivar sta bene. Sta così bene... E questo 'bene' da qualche parte gli fa male, un male puro, pieno di cose ignote, inesperte e vive. Territori sconosciuti. Provoca quel male come istiga il labbro a sanguinare, come provocava i tori, i cavalli aggressivi. Sporge la fronte per fiutarle il viso dentro ai capelli neri.
Deve toccarla. Deve stringerla. Deve...
Trasale, contro l'agguato della coscienza. Butta il profilo alla finestra. Ficca dieci dita contro milioni di nodi in testa, le spreme sul muso. C'è qualcosa di... sbagliato nel guardare qualcuno addormentato. Qualcosa di scorretto. Di pavido. Guardare mentre non può guardarti, mentre non può difendersi.
Allenta i nervi, le scapole battono sul materasso, che sobbalza per l'impatto. Renee ruota di slancio il muso a destra, per controllare di non averla svegliata. O forse no, forse controlla se magari è sveglia... magari lo fosse... poi ricorda: qualcosa di sbagliato, qualcosa di scorretto e di pavido. Punta il naso con insistentza al soffitto.
Stringerla e...  
Incrocia le braccia dietro la nuca.

Un mugolio arrochito si schiude a poca distanza da lui. La traccia scontrosa, ma sincera di una risata bassa percorre il rimprovero da parte a parte.
«Buon Dio, Bolivar»
Jack si volta, una frana gloriosa di ciocche nere le carezza le spalle. Il rocker ingolla il verde dei suoi occhi d'un sorso solo e  quei capelli che scivolano gli scivolano diretti sopra ai nervi
«sta' fermo»
Lui  prova a parlare. Non fa in tempo, non riesce.
Rooster si avvicina, gli scorre una mano di colpo sul petto, gli chiude la spalla in una presa presente, pronta, nonostante il sonno interrotto. Spinge la testa contro il collo di Renee, ce l' appunta in una mossa spiccia, decisa. Serra l'abbraccio, intorno alla sua mancanza di quiete.
Bolivar impegna qualche momento a recuperarsi vivo.
Poi le circonda forte la schiena, le fruga a caso la fronte con un sorriso sconsiderato. .

«that's better»
La voce di Jack struscia sulla pelle di Renee, sul dorso d'un respiro stanco, ma leggero.