giovedì, agosto 1

Knockout


+ Timisoara, Bullfinch | 26 Luglio 2515

 

«Andiamo da qualche parte»

È un buio espanso. Un alone bianco, luminoso, propaga in cerchio dentro al buio, come le tracce salate lasciate dal sudore fresco sulle lenzuola.
Le lenzuola odorano di sapone. Hanno una consistenza pura e rigida. Le lenzuola. Sono bianche. Capelli neri su lenzuola bianche. Schiere di lenzuola distese contro il giorno bruciato di Apache. I capelli neri di Jack sulle lenzuola bianche della locanda. Li ritrova in un'istantanea acerba, ripassano i contorni delle vene quando stringe le palpebre, avvampano. Scompaiono quando solleva di nuovo le ciglia, nel sapore del tabacco di Bullfinch. Misto a ferro giovane. Lui non fuma. Ha un labbro spaccato. La traccia rossa delle labbra di Clem sul filtro della sigaretta. Non sono le labbra di Clem quelle che avverte impresse nel rovescio del petto.
Il bianco, il nero. Il nero. Il rosso.
La coscienza torna.
Lo sveglia.
Le candele sono spente.
Fa più scuro nel mondo reale, è più scuro il soffitto della locanda che la volta interna della testa: quegli spazzi onirici da cui Renee emerge di schianto, sul ciglio friabile d'una bolla dolce e dolorosa. Un colpo di tosse, un colpo di ossigeno. Sfrega la nuca sul cuscino.
I grilli cantano anche nella pioggia. I grilli, nella pioggia cantano più forte. Fili di fosforo e luna. Fili di fosforo e luna. Dov'era? Lo ha letto da qualche parte. Cos'è il fosforo? È bello, fili di fosforo e luna. Cos'è il fosforo, non lo sa. Un velo fresco sciaborda nella stanza, la risacca estiva riempita di grilli,  pioggia e forza. Fosforo. Certe parole suonano. Fosforo. Shenandoah. Un fiume di Shadetrack, vicino Sweet Waters. Il Rio Orinoco, lo ha trovato mentre dormiva. In sogno. Il fiume segreto che scorre sotto al Cinòber orientale di Blackrock, sotto al deserto, sino al mare. Nessuno mai ha incontrato le fonti. Sotto al deserto. Il fiume esiste. Una questione di fede. Sei un uomo di fede, Bolivar? La storia del fiume sotto al deserto. Ricorda di esserci arrivato dal ranch della Carmichael (nel sogno Blackrock non era Blackrock), scendendo in basso, una caverna enorme. La voce dei grilli, migliaia di farfalle verdi, l'acqua blu dell'Orinoco sciolta di luce dall'interno. In sogno trovava l'Orinoco, stanotte; e ci annegava. Stanotte trovava il fiume sotto il deserto. Ci affogava, ma non era spaventato. Si affogava, ma era felice.
Affogare: pezzi di sangue nel naso gli chiudono i polmoni. Tossisce un sorriso. Sente la pelle della faccia così distante dalle ossa della faccia, separata dalla faccia. Tocca i lividi. Il senso di tanti piccoli insetti con le zampe intinte nell'acido. Soffia una risata; strofina il muso pesto. Comprime il dolore tra il palmo e la fronte sudata. Stacca le dita al soffitto. Fissa una zona fra le falangi, muovendo le nocche a carezzare l'ombra. Allarga, stringe. La linea del cuore. La risata ha un frullio vivace, si disperde in uno scarto da puledro scosso. La linea dei suoi fianchi. La linea della vita. La linea della sua vita, dopo i fianchi. Lei è vicina, addormentata. Doma i cavalli selvatici (le sue gambe strette attorno). Bolivar trasale, raschia un angolo fresco del materasso. Raschia la gola. Ne ha bisogno. Azzanna la ferita sul labbro, cerca il gusto del sangue. Scatta seduto. La testa benedetta dal temporale pesa, duole, ciondola verso le ginocchia. La luce di latte bagna i muscoli sotto la carne, fonde una scintilla sopra al crocifisso. Renee ingolla. Prende fiato, gratta la nuca sudata.
Pensa a Momic.
La pagherà, sconterà ogni piede di terra sul corpo di Patrick, pagherà per lo sputo, lo stupro, per la sofferenza senza onore, senza verità che semina attorno a sé come sale nei campi, come il veleno delle wastelands.
(Le wastelands... vorrebbe voltarsi a guardarla e non si volta)
Pensa alla Confederazione.
Polaris libero. Ed è solo il principio della libertà, è solo il prologo di qualcosa che non possono fermare. Toccherà a Columba. A Shadetrack. Toccherà a Dao. A Blackrock. Ci riprenderemo tutto. Cento, mille volte se necessario. Ne ammazzino cento dei nostri, mille verranno dopo. Perchè loro hanno un esercito; ma noi siamo un esercito. Finchè occuperete le terre dei padri, dalla terra dei padri nasceranno soldati. Nasceranno dal sangue perchè è il sangue a chiamarli, a muoverli, come un tamburo. Ancora e ancora. Il miglio decisivo.
L'indice, il medio tastano la catenina d'oro. Dalla catenina, si tuffano sulle cicatrici al basso ventre. Strofinano i bordi, le regioni invisibili di una guerra aperta, una guerra da vincere. La guerra che vinceranno.
Accucciati alla parete di fronte, grappoli sparsi di vestiti fradici. Le pistole. Il jackhammer.
Pensa alle armi, ai fucili, al piombo calato in mezzo alla loro esistenza, le canne del revolver di traverso alla vita. Una vita in cui ti disarmi prima di andare a letto, ti disarmi prima di sedere a tavola, prima di entrare in chiesa, prima di lavarti. Ti disarmi prima di fare l'amore.
Si volta.
Jack dorme.
Le lenzuola bianche contrastano con il corpo scuro di Rooster, le curve di stoffa accompagnano quelle della pelle. Bolivar recupera ossigeno, una botta di cuore approfondisce il respiro gli raschia il torace dall'interno. Fosse un cane, adesso isserebbe un orecchio in alto, ammainerebbe l'altro a scandire quell'aria di eroica, impaziente ammirazione stupida. Nonostante i lividi in faccia , Bolivar sta bene. Sta così bene... E questo 'bene' da qualche parte gli fa male, un male puro, pieno di cose ignote, inesperte e vive. Territori sconosciuti. Provoca quel male come istiga il labbro a sanguinare, come provocava i tori, i cavalli aggressivi. Sporge la fronte per fiutarle il viso dentro ai capelli neri.
Deve toccarla. Deve stringerla. Deve...
Trasale, contro l'agguato della coscienza. Butta il profilo alla finestra. Ficca dieci dita contro milioni di nodi in testa, le spreme sul muso. C'è qualcosa di... sbagliato nel guardare qualcuno addormentato. Qualcosa di scorretto. Di pavido. Guardare mentre non può guardarti, mentre non può difendersi.
Allenta i nervi, le scapole battono sul materasso, che sobbalza per l'impatto. Renee ruota di slancio il muso a destra, per controllare di non averla svegliata. O forse no, forse controlla se magari è sveglia... magari lo fosse... poi ricorda: qualcosa di sbagliato, qualcosa di scorretto e di pavido. Punta il naso con insistentza al soffitto.
Stringerla e...  
Incrocia le braccia dietro la nuca.

Un mugolio arrochito si schiude a poca distanza da lui. La traccia scontrosa, ma sincera di una risata bassa percorre il rimprovero da parte a parte.
«Buon Dio, Bolivar»
Jack si volta, una frana gloriosa di ciocche nere le carezza le spalle. Il rocker ingolla il verde dei suoi occhi d'un sorso solo e  quei capelli che scivolano gli scivolano diretti sopra ai nervi
«sta' fermo»
Lui  prova a parlare. Non fa in tempo, non riesce.
Rooster si avvicina, gli scorre una mano di colpo sul petto, gli chiude la spalla in una presa presente, pronta, nonostante il sonno interrotto. Spinge la testa contro il collo di Renee, ce l' appunta in una mossa spiccia, decisa. Serra l'abbraccio, intorno alla sua mancanza di quiete.
Bolivar impegna qualche momento a recuperarsi vivo.
Poi le circonda forte la schiena, le fruga a caso la fronte con un sorriso sconsiderato. .

«that's better»
La voce di Jack struscia sulla pelle di Renee, sul dorso d'un respiro stanco, ma leggero.