martedì, giugno 25

Warmates


+ Almost Home, Timisoara, Bullfinch, 25 Giugno 2515


« Le aquile di Spartaca non abbandonano mai la loro prole. Tuttavia può accadere che durante le estati più rigide, non riescano a nutrire entrambi i piccoli. Ti ho già informato del fatto che le aquile di Spartaca non fanno mai più di due uova alla volta, Renee Bolivar? »

« Aye, aye me lo hai.... Andre, cristosanto, ti... sposti, per la miseria? Scusa, Kay è che- »

« Putain, non posso ancora traversare i muri, fratello »

« ...Avviene durante le estati particolarmente rigide: la madre valuta l'impossibilità di distribuire una giusta quantità di cibo ad entrambe le giovani aquile e quindi, per massimizzare le probabilità di sopravvivenza della specie... »

« ... levati... stai nella... guarda, eccolo qui; qui, qui! ... Il limite.. stai dalla tua parte, nella tua metà »

« Ma sono nella mia metà, ecco, vedi? Senza discutere sul fatto che il letto è teoricamente, interamente mio »

« ...per massimizzare le probabilità di sopravvivenza  della specie ne nutre solamente una, quella della coppia che riesce a mangiare per prima la razione quotidiana. D'altronde il cibo non è l'unico problema »

« ... Andre... che cazzo...mi hai... toccato i capelli?! »

« era il gomito, sacre bleu, ho solo spostato il gomito »

« ... le aquile di Spartaca scaldano la loro prole con il proprio piumaggio, difendendola dalla neve e dandole calore. Se i cuccioli sono due, e la temperatura scende troppo in basso, una madre riesce a conservare bene lo stato termico di uno soltanto. L'altro diventa di troppo. Deve lasciare il nido »

« ... anche quello era un gomito !? »

« ... era un ginocchio. Il ginocchio del re del Potomac. Non è colpa mia se sei... ingombrante »

« Andre Vandoosler ha ragione, Renee Bolivar. Le proporzioni del tuo corpo escludono che tu riesca ad occupare senza eccederla, una precisa metà del letto. Posso esporti le cifre alla base del mio ragionamento, se servissero a tranquillizzarti »

« No, Kay... non... Sai cosa servirebbe a tranquillizzarmi? Che questo... ladro di cavalli smettesse di starmi appiccicato, tipo...»

« Hai sentito sorella Adler? È colpa tua. Sei grosso e molesto, Renee Bolivar »

« Mi tranquillizzerebbe anche che tu la facessi finita di ridere come uno stronzo, rischiando di svegliare il... »

« Chi?? Oh, dieu, lasciami indovinare, ti prego »

« ...A...a...  »

« Proverò ad indovinare io, Andree Vandoosler. Sono brava ad indovinare. Questo non è uno scherzo »

« Oh, che idea adorabile, sorella. Vediamo se ci riesci. È COSÌ complicato... »

« Andre... ti... ti... giuro che...ti...Kay! Lascialo perdere... lascialo...per... »

« Stando all'acustica della Almost Home, un classe firefly, la risposta è al sessantotto percento il meccanico Sundance Celsire. La restante percentuale viene assegnata per incerta approssimazione al pilota ufficiale Red Wright e agli occupanti della camerata collettiva »

« Ma perchè Hale non se l'è scopata in un prato? In un dannato... pascolo... »

« Hai avuto rapporti sessuali in ambienti esterni, Renee Bolivar? »

« ... che... co... che....non...Hale... Cortes...non »

« Rapporti sessuali completi in ambienti non comuni »

« .... ma... eh...  asp.... non... no... cioè, sì... che... CAZZO ANDRÈ SMETTI DI RIDERE! »

« Dieu, Renee, hai... hai mai avuto... rapporti sessuali...uhr, morirò »

« Le motivazioni del mio interesse sono cliniche e rientrano nelle mansioni di igiene di un medico di bordo professionista, Renee Bolivar. Adesso ti elencherò accuratamente tutti gli inconvenienti e rischi per la salute che comporta una scelta poco accurata del luogo di unione durante un rapporto sessuale; puoi prendere appunti sul tuo dispositivo cortex-pad, Renee Bolivar. Questo era uno scherzo ironico »


Vandoosler, quando dorme, parla nel sonno. Ed ha la tendenza inesorabile ad allargarsi, liquefarsi. Oltre la capacità allucinata e allucinante di divenire di gomma: scuoterlo, spingerlo, strattonarlo non serve assolutamente a nulla, salvo incrementare il numero delle beate farneticazioni.
Mordecai, al contrario, riposa del riposo efficientissimo dei soldati, accerchiata dalle orecchie vigili di Anchorage e dalla presenza minacciosa di Helena, appollaiata ai piedi della falconiera.
Che ore saranno? Le quattro? Le tre?
Bolivar, sull'orlo estremo della branda, non prende sonno. Strofina la faccia. E se succedesse qualcosa? Lei gli attribuirebbe sicuramente la responsabilità. Perchè in effetti, sarebbe sua. La responsabilità Il letto occupato da Kay, è il suo. Sua, la responsabilità. No, non può dormire fuori, né sul divano: troppo rischioso. Spintona Andre per l'ennesima volta, sorprendendolo intento a sbavargli su una spalla. Sbuffa, esasperato, l'aria sofferta della mancanza di riposo insostenibile. Dignitosi... dovete essere dignitosi. Per qualche momento Renee ha quasi la tentazione di mugolare sconfortato. Poi Vandoosler dichiara di  dover contare le ciglia alle sirene di Whitmon, spezzandogli le lamentele in bocca.
Si fa serio ricordando la breve discussione al saloon, col compagno di stanza.
No, non lo pensa. Non pensa che André verrebbe meno ai suoi doveri per infilarsi tra le gambe di una puttana. Anche se è un ladro di cavalli, insomma. Ha rispettato sempre gli impegni, rispettato i doveri... esteriormente a modo suo, d'accordo, ma è la sostanza quella che conta. Sente che è così, che si può fidare di lui e che gli può affidare la vita di qualcun altro... Gliela affiderebbe. Lo guarda. Gli sfila il cuscino, del tutto; non vorrebbe, calibra sempre male le mosse. Cerca di premerglielo di nuovo sotto la faccia, senza toccargli la testa... impresa fallimentare; l'impiccio si sgonfia, si rassegna. Affiderebbe ad André la vita di qualcun altro di importante, se capitasse... è il presupposto, è la base. La stima, il rispetto franco, materiale, che profuma di terra; perchè Vandoosler non è una persona debole. Se gli domandassero come mai, nonostante la switch, Bolivar non saprebbe rispondere (gli capita spesso, di non sapere, ma di sentire); lo sente, dall'odore, dallo spirito, qualcosa che brucia forte, fa tanta luce, si esaurisce nella fiamma, nel fumo futile... però rischiara. E non lo spegni, neanche a soffiarci forte, a soffiarci cento volte. Ricorda le  candele basse e tenaci al santuario della Vergine, adesso, anni ed anni fa, il santuario della Madonna Rossa di Yuma... quelle candele, squagliate dentro, consumate dentro, sempre sul punto di morire per la cera liquida che le strozza, per la stessa cera che le strozza sempre sul punto di avvampare.
Sbatte le palpebre sugli occhi blu. Le sfrega bene. Le visioni gialle, arancio, evaporano nel grigio immobile delle lamiere sovrastanti. Wright e Bolton ululano stonati in plancia; festeggiano. Cosa?  Addentra il collo nelle spalle spesse, lucidate dal caldo.
Dovete essere dignitosi.
Comportarsi in modo ragionato e dignitoso.
Bolivar difetta nel primo termine della coppia, Vandoosler nel secondo (Kay eccede talmente nel primo portandolo ben oltre i limiti del secondo). Già.
Non si tratta di idee, si tratta di impressioni. Renee, faccia al soffitto, braccia dietro la nuca, ha l'impressione di aver sbagliato, ha l'impressione di aver deluso e nessuna argomentazione mentale servirà a pulirgli il cervello. Inghiotte. Sta sudando. Fruga lo sterno, carezza la catenina dorata sul petto, tra le pieghe della maglia slabbrata. Un combattente ci impegna la vita, sul campo di battaglia e se non parti impegnandoci la vita sei il primo a credere non valga la pena di andare. Si combatte con tutto il cuore, si combatte con tutto il sangue, sempre. La vita poi è una cosa generica. Le persone, quelle sì, sono una cosa concreta. La terra è concreta. La giustizia, è concreta. La libertà è concreta.
C'è una certa calma o una certa pace in quella cabina: tre esseri umani, due cani ed un falco. Qualche metro quadrato. Ritrova la guerra, come era la guerra... vorrebbe la guerra fosse stata più simile ad adesso, nei momenti di buio e di silenzio.
So che voglio combattere. Che devo combattere, resistere ed insistere. Ci siamo, ci siamo sempre stati.
Nessuno rimpiangerà gli alleati, Jack Rooster. Capitano Rooster. Nessuno rimpiangerà mai gli alleati a causa mia. Finchè ci sarò io. E quando arriverà il momento di dimostrarlo in altre parole, o al di là delle parole, te lo dimostrerò.
Thiago, con la zampa bendata, sporge il muso da sotto il materasso. Bolivar gli affonda una mano sulla testa, gli carezza il collo. Si addormenta pensando ad una lunga striscia di tabacco.


"They can cut all the flowers, but they can not stop the spring..." ( pag. 13)

sabato, giugno 22

Aramis


+ Deserto Rosso, Sedona Rift, Blackrock, Giugno 2509

«Bolivar... Bolivar è inutile... non ce la fa più.. per amor di Dio...»
Lee ha croste di sete sulle labbra, sulle guance. Il sole gli ha arroventato la pelle, sotto i vestiti intrisi di sale sudato. Tiene un mozzicone tra i denti, per disperazione. Lecca la bocca. Gli occhi sono due fessure tagliate nella faccia di cuoio graffiato. 
Gli occhi di Bolivar no: aperti, grandi, blu sostengono il deserto rosso. Quando li scoperchia sul caposquadra, Lee Callaghan ingoia a secco la ceca determinazione di quello sguardo trasparente. La fame ha consumato i tratti pieni di Renee Bolivar senza incattivirli, li ha induriti senza affilarli; la sete ha asciugato la carne attorno ai muscoli senza strappargli un grammo di forza selvatica. E la guerra, la guerra non gli ha ammazzato l'entusiasmo, non gli ha giustiziato il cuore. La sua, è una purezza troppo intransigente, troppo coraggiosa, per poterla definire ingenuità. 
Sarà per questo che Callaghan esita ad infierire, a ordinare. 
Per questo, o perchè si conoscono sin da bambini. 
Sarà perchè si conoscono fin da bambini che Jomi, trascinando gli stivali sfondati tra i sassi e la sabbia, li raggiunge, bestemmiando, sbraitando, con le lacrime della rabbia nervosa appese agli zigomi. Lacrime solide, calcificate: sono tutti disidratati, come disidratato è Aramis, il fox trotter di Bolivar. 
«PORCO CAZZO, Bolivar! È un fottuto... stramaledetto... cavallo del cazzo! Un cavallo... stiamo crepando tutti di sete, tutti... perchè non vieni ad abbracciare pure me eh, visto che crepo di sete anche io?»
« Mitchell, falla finita, cristo santo, falla finita, datti una calmata »
« Una calmata, Call? UNA CALMATA? Guardalo, sacra vergine, guardalo!»
La mano secca di Jonas 'Jomi' Mitchell punta di slancio irascibile la figura di Renee, impegnato a sorreggere il muso, il collo di Aramis su una spalla tenacemente diritta. Renee non dice nulla; quando soffre si immerge nel silenzio fiero, ma semplice, delle creature impreparate al male intrattabile, al male universale. Non ha bisogno di replicare, replica a furia di azioni; volta la faccia sciupata ad aderire a quella agonizzante di Aramis, spezzato dal deserto, traballante sulle ginocchia tremanti. 
« Bolivar, ascolta... »
« Sei uno stronzo Bolivar, uno stronzo con cervello pieno di mer...»
« Mitchell, levati dalle palle. È un ordine, intesi? In capo alla colonna, subito »
« .... Vaffanculo Lee. Vaffanculo »
Jomi fissa Bolivar con l'odio sofferto del migliore amico; lo sguardo grigio, scostante, strofina contro quello di lui, scavato in un'aggressività buona, leale, trascesa in ostinazione dai quarantacinque gradi della marcia. Jomi lo cerca, gli offre un disprezzo qualsiasi, per scuoterlo; gli crolla la fronte. Ed obbedisce al superiore. 
Rimangono soli, Bolivar e Callaghan.
« Renee... »
Renee inghiotte. Serra le palpebre. Le dita si chiudono sulla criniera del fox trotter. Annuisce, caricando un respiro. Con una cautela commovente abbandona il cavallo; il cavallo capisce, comincia a capire, o forse è solo grato alla terra di poterle cedere addosso. Si accascia, in un rantolo di gambe.
Lee resta immobile, strozza il mozzicone secco. 
Bolivar sfila il benson bollente dalle scapole sporgenti. La medaglietta militare tintinna sulla cinghia. Il metallo arroventato consuma i palmi; non se ne cura. Imbraccia. Apre, chiude. Officia un rituale tragico nella solitudine sincera, alta, del profilo contratto. 
«Renee... posso farlo io. Lascialo fare a me »
Bolivar scuote la testa rasata. Gli fa cenno di allontanarsi. 
Callaghan si allontana. L'ultima cosa che vede è il compagno che si china su Aramis, muso a muso, carezzandogli il manto sauro, il naso pulsante. Volta la schiena.
Dieci passi; un colpo di fucile. 
Quando Bolivar raggiunge il gruppo, non si limita ad affiancarlo; lo supera. Le suole calcano la polvere  infiammata, il mento ispido sollevato. Lee si domanda dove diavolo trovi l'energia per tirare diritto a quel modo nella rena del deserto spietato, dopo due giorni di privazioni, di tappe sfiancate con una truppa di blues alle costole. Forse lo sa. Teme di saperlo. 
« Bolivar ... Bolivar, aspetta... »
« Nessuno aspetta. Dobbiamo dargli dodici miglia a quegli sciacalli assetati. E dargliele prima del tramonto »
Annuncia, la voce calda, decisa, spezzata da qualcosa, qualcosa che nessuno, mai, potrà leggere dentro al volto limpido: oramai è in cima alla fila, dinanzi solo l'orizzonte liquido delle dune.


martedì, giugno 18

Heartlines



 + Sunset Tower, Safeport, 10 Giugno 2515

Queste sono le città dove non vedi sorgere e tramontare il sole, sono queste le città di ferro, e di ruggine verticale, le città dove la terra sotto ai piedi è un tappeto di uova marce, dove la pioggia sa di motore e crematorio. (Le città, sono queste? Le città dove vivono le persone?) Senti, il freddo appiccicoso, sentilo. Ti piega le ossa, ti sporca i polmoni. Il fango crolla sulle case di lamiera e di fango, fango su fango, niente si asciuga, mai. Niente di asciutto. Da nessuna parte (Le persone continuano a vivere in città dove il fango le ammazza a centinaia, giù alla baraccata est). Sgretolarsi, scivolare. Le torri nere delle fabbriche, alte e parallele come un graffio, ti traversano il petto, ti sgozzano le parole, hanno il potere inquietante degli sciacalli rossi quando ululano nella notte e tu non li vedi (ci hai passato le notti, col fucile, respirando le stesse paure dei cavalli). Per fissare la punta del porto hai dovuto ribaltare la testa. Pensaci. Succede solo con le montagne. Succedeva, solo con le montagne, prima. Non hai mai visto nulla di simile fatto dagli uomini. Quanto lavoro, quanto tempo per costruire? E se corressi dalla base alla cima, quanto tempo e quanta fatica? Ad occhi e croce Sunset misura... Creedstone needle? Jackson peak? Sul tetto del Creedstone ci sei arrivato, al vertice del Jackson, pure. Ma non è pietra. La tua pietra. Tonnellate di metallo. Distese di metallo. Incredibile. La pioggia è di piombo, si gela, un altro colpo di tosse e ti prendi in cuore in mano, te lo infili in tasca (Kay direbbe: una metafora. Adler, direbbe...una metafora). L'odore dei tiranti, dei bruciatori in coda alle navi. I passi suonano diversi. Le teste impalate sulle aste, incrostate sulle aste. Raccontavano al saloon di quando Wright ha appeso due giacche blu al pennone della torre, ed ora restano a malapena le divise. È pur sempre un pianeta libero. L'anima dell'indipendenza batte dentro Polaris. 

Butta la faccia al cielo scoppiato di viola, gonfio di nuvole peste. Rabbrividisce. Il temporale scroscia sull'impermeabile grigio. La strada attorno dilaga deserta, salvo il rumore dei rovesci sulla latta, sulla plastica, gli schiocchi dell'intonaco scrostato. Nessuno attorno. Bolivar non si chiede perchè. Trema. È una bestia di Blackrock, cresciuta nel sole e contro il giorno. Tossisce, scrolla la chioma arruffata, seminando schizzi di traverso, oltre il muro di pioggia. Un passo ancora. Si blocca. Alza il mento ispido; gli occhi corrono lungo le impalcature sfondate di una palazzina. Il blu dello sguardo frena sul tetto, traversato da un fulmine che aggredisce le nubi tumefatte. 
Tutto pare premerlo a terra. 
L'acqua gli pesa addosso. Il gelo gli pesa. Il jackhammer gli pesa. Il fiato infiammato, gli pesa. 
Indietreggia, trascinando le suole con forza nel fango. 
I mesi in miniera gli pesano. I muscoli rallentati, gli pesano. Gli pesa la fierezza caricata in spalla come un compagno azzoppato. L'attesa della rivincita gli pesa. 
Sfila il cappuccio. Chiude le palpebre, beve un respiro enorme. Stringe il crocefisso dorato, lo appoggia alle labbra.
La distanza da casa gli pesa. Gli pesano i morti. Gli pesa la resa della sua terra. 
Lo scatto. Il salto aggressivo. Sbatte contro i telai d'acciaio, a due metri e mezzo dal fango, attaccato alla lamiera. I nervi si schiudono in un dolore reattivo, entusiasta. Una forza irruenta gli germoglia dentro in un dispiegarsi avido di rami selvatici. Renee sorride. E comincia a salire. Sale, sale, al ritmo vasto di tamburi al galoppo. Scivola. Crolla. Resta attaccato per un braccio; con quel braccio torna a scalare le pendici di Safeport. Inesorabile, inarrestabile, con la semplicità eroica delle creature delle vette. Il corpo risponde, il corpo è fedele. Non c'è più acqua che gli pesi, non c'è più gelo, né jackhammer, ne fiato infiammato. Non i mesi in miniera, non i muscoli rallentati, non la fierezza sofferente, non l'attesa. 'Casa' è oltre l'atmosfera, i morti sepolti in fondo al cuore. La sua terra non s'è mai arresa. 
In qualunque posto del 'Verse un uomo di Blackrock stia combattendo, sta combattendo per Blackrock. In qualunque posto del 'Verse un uomo di Blackrock stia combattendo, Blackrock combatte ancora.

È seduto sulla sommità del grattacielo in rovina. Gambe buttate distese. Palmi alla lamiera. Fradicio. Il jackhammer allungato accanto alla coscia. La pioggia acida gli lava la faccia, gli corre sui contorni del corpo in pulsazione. Ha lasciato Priorbank, mandando al diavolo 'Pence col maledetto fieno di maggio... perchè? La scintilla nello stomaco, l'andatura zoppicante di Wright. Quel Red Wright. Il miraggio turbolento d'un posto stabile, del tuo posto stabile, un luogo per restare e resistere. Non l'ennesima sosta provvisoria da cui scappare per un esplosione appassionata del tuo credo trasparente. Lo ha detto a Rooster. Al capitano Rooster: non potrebbe essere un uomo diverso.
Renee respira. Respira. Da qua, dall'alto, riesce a distinguere l'orizzonte. La linea dell'orizzonte. 
Stacca la destra dal tetto. La apre davanti agli occhi. 
«Il tuo cuore, Bolivar, è sempre dieci passi avanti alla tua testa. Guarda. Aspetta... un attimo. Guarda, ti dico. La vedi questa qua. Questa qua è la linea del cuore. Ti traversa tutta la mano, da parte a parte; è dannatamente spessa. Ci impugni il fucile... Aye, va bene. Ascoltami. Continua a seguire la linea del cuore, Bolivar. Basta che continui a seguire la linea del cuore.... cosa? Se ci credo? Holy christ, sono senza gambe, mica senza testa, splendore. Certo che non ci credo! Non ci devo credere io. Ci devi credere tu»
La verità ulula tra le guglie di Sunset.




 + Almost Home, Outer Rim ring- Polaris, quadrante Bullfinch, 17 Giugno 2515

Renee è disteso sul letto, in cabina. La cabina 9e. Vandoosler non è tornato. Non ancora. Bolivar regala una risata silenziosa al soffitto. Si sente bene. Benissimo. Freddo a parte, ovvio. Studia il libro che il capitano gli ha prestato. Lo annusa. Lo sfoglia. Capita di rado gli manchi il sonno; sarà l'assenza di lavoro massacrante. Vaga a caso tra i corridoi della Almost Home.
Almost Home... Ride da solo, ancora, con l'entusiasmo idiota di un ragazzino. Poggia il volume sul tavolo. Incrocia le braccia spesse dietro la testa.
Blackrock, Oracle. Deve finire il messaggio per Clem. E spedirlo; appena arrivato a Timisoara spedirle i soldi. Anche se Clem lo odia, quando lui le spedisce un messaggio prima di ricevere risposta al precedente. Forse sarebbe il caso di procurarle un pad. O un... holodeck? Aye, un holodeck. Non è possibile che ogni volta Clem debba aspettare la fiera a Mesquite. Lo perdonerà: le manda il doppio dei pesos: alla fine il cavallo non l'ha comprato. A che gli serviva un cavallo su Safeport? Le deve raccontare di Kay. Di Helena. Le deve raccontare di Andre. Le deve dire di quanto Hale gli ricordi Estebàn.
Bullfinch è in tumulto. Basta leggere le notizie.
Bullfinch è sull'orlo della rivolta.
Stropiccia la faccia.
Deve finire il messaggio per Clem e chiederle di spedirgli il browncoat.
Domattina, domattina. Le ciglia carezzano gli occhi blu di Bolivar. Si addormenta nella vaghezza di un'esaltazione ingenua, stremata, pulita. Spende gli ultimi scorci di coscienza in istantanee confuse. Quando crolla si sta giusto immaginando come sia spostare una mandria; e domandando se Jack sia il diminutivo di Jacqueline Rooster.


"Il nostro popolo, se imprigionano uno, è tutto in rivolta. Se incatenano un guerriero, tutti diventano guerrieri. Il nostro popolo avanza su un ponte di martiri ed eroi,  per abbracciare l'aurora luminosa, l'aurora della vittoria" (pag.25)