+ Sunset Tower, Safeport, 10 Giugno 2515
Queste sono le città dove non vedi sorgere e tramontare il sole, sono queste le città di ferro, e di ruggine verticale, le città dove la terra sotto ai piedi è un tappeto di uova marce, dove la pioggia sa di motore e crematorio. (Le città, sono queste? Le città dove vivono le persone?) Senti, il freddo appiccicoso, sentilo. Ti piega le ossa, ti sporca i polmoni. Il fango crolla sulle case di lamiera e di fango, fango su fango, niente si asciuga, mai. Niente di asciutto. Da nessuna parte (Le persone continuano a vivere in città dove il fango le ammazza a centinaia, giù alla baraccata est). Sgretolarsi, scivolare. Le torri nere delle fabbriche, alte e parallele come un graffio, ti traversano il petto, ti sgozzano le parole, hanno il potere inquietante degli sciacalli rossi quando ululano nella notte e tu non li vedi (ci hai passato le notti, col fucile, respirando le stesse paure dei cavalli). Per fissare la punta del porto hai dovuto ribaltare la testa. Pensaci. Succede solo con le montagne. Succedeva, solo con le montagne, prima. Non hai mai visto nulla di simile fatto dagli uomini. Quanto lavoro, quanto tempo per costruire? E se corressi dalla base alla cima, quanto tempo e quanta fatica? Ad occhi e croce Sunset misura... Creedstone needle? Jackson peak? Sul tetto del Creedstone ci sei arrivato, al vertice del Jackson, pure. Ma non è pietra. La tua pietra. Tonnellate di metallo. Distese di metallo. Incredibile. La pioggia è di piombo, si gela, un altro colpo di tosse e ti prendi in cuore in mano, te lo infili in tasca (Kay direbbe: una metafora. Adler, direbbe...una metafora). L'odore dei tiranti, dei bruciatori in coda alle navi. I passi suonano diversi. Le teste impalate sulle aste, incrostate sulle aste. Raccontavano al saloon di quando Wright ha appeso due giacche blu al pennone della torre, ed ora restano a malapena le divise. È pur sempre un pianeta libero. L'anima dell'indipendenza batte dentro Polaris.
Butta la faccia al cielo scoppiato di viola, gonfio di nuvole peste. Rabbrividisce. Il temporale scroscia sull'impermeabile grigio. La strada attorno dilaga deserta, salvo il rumore dei rovesci sulla latta, sulla plastica, gli schiocchi dell'intonaco scrostato. Nessuno attorno. Bolivar non si chiede perchè. Trema. È una bestia di Blackrock, cresciuta nel sole e contro il giorno. Tossisce, scrolla la chioma arruffata, seminando schizzi di traverso, oltre il muro di pioggia. Un passo ancora. Si blocca. Alza il mento ispido; gli occhi corrono lungo le impalcature sfondate di una palazzina. Il blu dello sguardo frena sul tetto, traversato da un fulmine che aggredisce le nubi tumefatte.
Tutto pare premerlo a terra.
L'acqua gli pesa addosso. Il gelo gli pesa. Il jackhammer gli pesa. Il fiato infiammato, gli pesa.
Indietreggia, trascinando le suole con forza nel fango.
I mesi in miniera gli pesano. I muscoli rallentati, gli pesano. Gli pesa la fierezza caricata in spalla come un compagno azzoppato. L'attesa della rivincita gli pesa.
Sfila il cappuccio. Chiude le palpebre, beve un respiro enorme. Stringe il crocefisso dorato, lo appoggia alle labbra.
La distanza da casa gli pesa. Gli pesano i morti. Gli pesa la resa della sua terra.
Lo scatto. Il salto aggressivo. Sbatte contro i telai d'acciaio, a due metri e mezzo dal fango, attaccato alla lamiera. I nervi si schiudono in un dolore reattivo, entusiasta. Una forza irruenta gli germoglia dentro in un dispiegarsi avido di rami selvatici. Renee sorride. E comincia a salire. Sale, sale, al ritmo vasto di tamburi al galoppo. Scivola. Crolla. Resta attaccato per un braccio; con quel braccio torna a scalare le pendici di Safeport. Inesorabile, inarrestabile, con la semplicità eroica delle creature delle vette. Il corpo risponde, il corpo è fedele. Non c'è più acqua che gli pesi, non c'è più gelo, né jackhammer, ne fiato infiammato. Non i mesi in miniera, non i muscoli rallentati, non la fierezza sofferente, non l'attesa. 'Casa' è oltre l'atmosfera, i morti sepolti in fondo al cuore. La sua terra non s'è mai arresa.
In qualunque posto del 'Verse un uomo di Blackrock stia combattendo, sta combattendo per Blackrock. In qualunque posto del 'Verse un uomo di Blackrock stia combattendo, Blackrock combatte ancora.
È seduto sulla sommità del grattacielo in rovina. Gambe buttate distese. Palmi alla lamiera. Fradicio. Il jackhammer allungato accanto alla coscia. La pioggia acida gli lava la faccia, gli corre sui contorni del corpo in pulsazione. Ha lasciato Priorbank, mandando al diavolo 'Pence col maledetto fieno di maggio... perchè? La scintilla nello stomaco, l'andatura zoppicante di Wright. Quel Red Wright. Il miraggio turbolento d'un posto stabile, del tuo posto stabile, un luogo per restare e resistere. Non l'ennesima sosta provvisoria da cui scappare per un esplosione appassionata del tuo credo trasparente. Lo ha detto a Rooster. Al capitano Rooster: non potrebbe essere un uomo diverso.
Renee respira. Respira. Da qua, dall'alto, riesce a distinguere l'orizzonte. La linea dell'orizzonte.
Stacca la destra dal tetto. La apre davanti agli occhi.
«Il tuo cuore, Bolivar, è sempre dieci passi avanti alla tua testa. Guarda. Aspetta... un attimo. Guarda, ti dico. La vedi questa qua. Questa qua è la linea del cuore. Ti traversa tutta la mano, da parte a parte; è dannatamente spessa. Ci impugni il fucile... Aye, va bene. Ascoltami. Continua a seguire la linea del cuore, Bolivar. Basta che continui a seguire la linea del cuore.... cosa? Se ci credo? Holy christ, sono senza gambe, mica senza testa, splendore. Certo che non ci credo! Non ci devo credere io. Ci devi credere tu»
La verità ulula tra le guglie di Sunset.
+ Almost Home, Outer Rim ring- Polaris, quadrante Bullfinch, 17 Giugno 2515
Renee è disteso sul letto, in cabina. La cabina 9e. Vandoosler non è tornato. Non ancora. Bolivar regala una risata silenziosa al soffitto. Si sente bene. Benissimo. Freddo a parte, ovvio. Studia il libro che il capitano gli ha prestato. Lo annusa. Lo sfoglia. Capita di rado gli manchi il sonno; sarà l'assenza di lavoro massacrante. Vaga a caso tra i corridoi della Almost Home.
Almost Home... Ride da solo, ancora, con l'entusiasmo idiota di un ragazzino. Poggia il volume sul tavolo. Incrocia le braccia spesse dietro la testa.
Blackrock, Oracle. Deve finire il messaggio per Clem. E spedirlo; appena arrivato a Timisoara spedirle i soldi. Anche se Clem lo odia, quando lui le spedisce un messaggio prima di ricevere risposta al precedente. Forse sarebbe il caso di procurarle un pad. O un... holodeck? Aye, un holodeck. Non è possibile che ogni volta Clem debba aspettare la fiera a Mesquite. Lo perdonerà: le manda il doppio dei pesos: alla fine il cavallo non l'ha comprato. A che gli serviva un cavallo su Safeport? Le deve raccontare di Kay. Di Helena. Le deve raccontare di Andre. Le deve dire di quanto Hale gli ricordi Estebàn.
Bullfinch è in tumulto. Basta leggere le notizie.
Bullfinch è sull'orlo della rivolta.
Stropiccia la faccia.
Deve finire il messaggio per Clem e chiederle di spedirgli il browncoat.
Domattina, domattina. Le ciglia carezzano gli occhi blu di Bolivar. Si addormenta nella vaghezza di un'esaltazione ingenua, stremata, pulita. Spende gli ultimi scorci di coscienza in istantanee confuse. Quando crolla si sta giusto immaginando come sia spostare una mandria; e domandando se Jack sia il diminutivo di Jacqueline Rooster.
+ Almost Home, Outer Rim ring- Polaris, quadrante Bullfinch, 17 Giugno 2515
Renee è disteso sul letto, in cabina. La cabina 9e. Vandoosler non è tornato. Non ancora. Bolivar regala una risata silenziosa al soffitto. Si sente bene. Benissimo. Freddo a parte, ovvio. Studia il libro che il capitano gli ha prestato. Lo annusa. Lo sfoglia. Capita di rado gli manchi il sonno; sarà l'assenza di lavoro massacrante. Vaga a caso tra i corridoi della Almost Home.
Almost Home... Ride da solo, ancora, con l'entusiasmo idiota di un ragazzino. Poggia il volume sul tavolo. Incrocia le braccia spesse dietro la testa.
Blackrock, Oracle. Deve finire il messaggio per Clem. E spedirlo; appena arrivato a Timisoara spedirle i soldi. Anche se Clem lo odia, quando lui le spedisce un messaggio prima di ricevere risposta al precedente. Forse sarebbe il caso di procurarle un pad. O un... holodeck? Aye, un holodeck. Non è possibile che ogni volta Clem debba aspettare la fiera a Mesquite. Lo perdonerà: le manda il doppio dei pesos: alla fine il cavallo non l'ha comprato. A che gli serviva un cavallo su Safeport? Le deve raccontare di Kay. Di Helena. Le deve raccontare di Andre. Le deve dire di quanto Hale gli ricordi Estebàn.
Bullfinch è in tumulto. Basta leggere le notizie.
Bullfinch è sull'orlo della rivolta.
Stropiccia la faccia.
Deve finire il messaggio per Clem e chiederle di spedirgli il browncoat.
Domattina, domattina. Le ciglia carezzano gli occhi blu di Bolivar. Si addormenta nella vaghezza di un'esaltazione ingenua, stremata, pulita. Spende gli ultimi scorci di coscienza in istantanee confuse. Quando crolla si sta giusto immaginando come sia spostare una mandria; e domandando se Jack sia il diminutivo di Jacqueline Rooster.
"Il nostro popolo, se imprigionano uno, è tutto in rivolta. Se incatenano un guerriero, tutti diventano guerrieri. Il nostro popolo avanza su un ponte di martiri ed eroi, per abbracciare l'aurora luminosa, l'aurora della vittoria" (pag.25)